Il Racconto dei Racconti
Nopinion Leader
Il film di Matteo Garrone è un abile intreccio di tre storie, tratte dalla raccolta di fiabe più antica d’Europa, quel “Lo cunto de li cunti” scritto nel Seicento da Giambattista Basile (per maggiori informazioni letterarie citofonare Claire). Superata la resistenza iniziale, meccanismo automatico messo in capo da quella consapevolezza di essere ormai troppo grande per regine, mostri e pulci giganti, mi sono abbandonato alle immagini suggestive ed evocative della fiaba cinematografica per adulti. Non amo i film fantasy e mi accorgo di approcciarmi a questi con un po’ di pregiudizio, ma Il Racconto dei Racconti mi ha conquistato, facendomi immergere lentamente nelle sabbie mobili di un mondo fintamente reale e, alla fine, mi sono ritrovato sommerso fino al collo.
Qualche giorno fa mi sono fatto raccontare una storia prima di andare a dormire. Non da qualcuno che è entrato in camera mia e si è seduto sul bordo del letto con un libro in mano, ma dal grande schermo di una sala cinematografica semideserta, durante una tarda proiezione infrasettimanale. Il Racconto dei Racconti, film di Matteo Garrone presentato la scorsa settimana al festival di Cannes, è stato la mia fiaba recitata prima di addormentarmi.
Le fiabe possiedono un potere magnetico e chi pensa che siano soltanto cose da bambini, sicuramente si sbaglia di grosso. Sentirsi raccontare una storia, infatti, è qualcosa di speciale anche da grandi e se prima di andare a letto non abbiamo più nostra mamma che ci legge un pezzetto di Riccioli d’oro e i tre orsi, questo non vuol dire che dobbiamo rinunciare alle storie. Siamo sempre a caccia di racconti, ma li troviamo in posti diversi e non più tra le pagine illustrate dei libri che impilavamo sulle mensole della nostra cameretta (a meno che il vostro nome non sia Fallita Ma Tenera).
Il film di Matteo Garrone è un abile intreccio di tre storie, tratte dalla raccolta di fiabe più antica d’Europa, quel “Lo cunto de li cunti” scritto nel Seicento da Giambattista Basile (per maggiori informazioni letterarie citofonare Claire). Superata la resistenza iniziale, meccanismo automatico messo in capo da quella consapevolezza di essere ormai troppo grande per regine, mostri e pulci giganti, mi sono abbandonato alle immagini suggestive ed evocative della fiaba cinematografica per adulti. Non amo i film fantasy e mi accorgo di approcciarmi a questi con un po’ di pregiudizio, ma Il Racconto dei Racconti mi ha conquistato, facendomi immergere lentamente nelle sabbie mobili di un mondo fintamente reale e, alla fine, mi sono ritrovato sommerso fino al collo.
Raccontare una fiaba ha il potere di farti entrare in un mondo straordinario, a prima vista molto diverso dal nostro, ma, in raltà, non così dissimile. L'uomo nelle fiabe sperimenta la vita e, in un luogo protetto, rielabora la realtà. Se questo vale per i bambini, che nell’ambiente fantastico fanno esperienza della vita vera, credo che in parte possa valere anche per noi. Certo, perché la magia avvenga, bisogna crederci almeno un pochino, bisogna lasciarsi andare ed abbandonarsi al flusso del racconto. Soltanto in questo modo si può cogliere al meglio Tale of Tale e, se sarete abbastanza coraggiosi da abbandonare il mondo ordinario per immergervi in quello straordinario, sono certo che anche voi per giorni e giorni non potrete fare altro che ripensare al film.
Nell’intreccio di storie ho trovatà la realtà sotto forma di fiaba, scoprendo che, per esempio, io e le anziane protagonista dell’episodio “Le due vecchie” soffriamo dello stesso male: la paura dell'inevitabile invecchiamento. Come già avevo detto in passato su queste pagine, quando si ha un conto in sospeso con la propria età anagrafica è un attimo ritrovarsi, proprio come Imma, ad un festa di gente bella e giovane con un vestito che non si coordina con le rughe del volto.
Ho scoperto che le giovani principesse non hanno desideri molto diversi dai nostri e, se si riesce ad andare oltre i capelli improbabili e i look vistosi, si possono trovare molte analogie. Viola, in fondo, vive in bilico tra sogno e realtà, e i suoi desideri per una gioiosa vita futura devono fare i conti con un triste destino (se poi aggiungiamo un padre innamorato di un insetto, capite che la vita di una principessa non è così semplice).
E infine c'è lei, la Regina, pronta a tutto per raggiungere il suo obbiettivo, ossessionata dalla voglia di avere un figlio e ghiotta di cuori giganti. Si dice che la maternità renda più buoni, ma questo non è il caso della Regina di Selvascura. Che fine hanno fatto i personaggi tutta gentilezza e buoni sentimenti? Semplice, non vanno più di moda, e quindi la soluzione è soltanto una: diventare cattivi (qui qualche suggerimento).
Quindi non facciamoci spaventare dal mondo straordinario, qualche volta abbandonare la realtà e rifugiarsi in una fiaba può essere proprio quelle che ci serve. E voi? Quale fiaba vorreste sentirvi raccontare ancora una volta?
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